GIUSEPPE CIRULLI,
nato a Pietrabbondante (IS) il 24-2-1940, e vissuto in loco fino
al conseguimento del diploma Magistrale.
Dopo una breve esperienza di istitutore presso 1'allora Convitto
Vescovile "S. BERARDINO" di Agnone prima e successivamente presso il Convitto Nazionale
"M. PAGANO" di Campobasso, ha insegnato dal 1964 al 1980 presso le Scuole Elementari
di Segrate (MI) .
In questo periodo di massima contestazione sociale (storico '68),
ispirato e affascinato anche da grandi pedagogisti sia del passato (L. Tolstoi)
che del presente (Don L. Milani), ha partecipato attivamente a quella trasformazione
didattica-culturale già in atto in alcune Scuole Sperimentali soprattutto nel milanese.
Tornato nel paese d'origine, dove tuttora vive con la moglie Giovanna
e i figli Andrea e Daniela, si è dimesso dall'insegnamento per motivi di salute
nel 1986.
Dopo la pubblicazione di opere "UNO STRANO PAESE" (romanzo) nel
1983, "5 FAVOLE DI NATALE" nel 1985 e "GESU' NACQUE A PIETRABBONDANTE" (commedia)
nel 1986, tutte edite da A. LALLI, molte altre inedite, sia in prosa che in versi,
sano scaturite proprio durante il lungo periodo di permanenza in dialisi. Tornato
in salute dopo il trapianto avvenuto il 23 dicembre 1995, pur non tralasciando le
attività socioculturali, dedica parte del suo tempo nel volontariato ospedaliera
(AVO) e soprattutto collabora con associazioni dedite alla sensibilizzazione per
la donazione degli organi. A tal proposito ha tentato di coinvolgere anche la Chiesa
con una "Lettera aperta al PAPA".
Predominante comunque, resta 1'intermse per la Natura, per 1'Universo,
per quell'enigmatico Essere chiamato UOMO.
LA LEGGENDA DELLA CHIOCCIA CON I PULCINI D'ORO
Erano gli anni quaranta
quando, ancora nessuno, nemmeno il più avveniristico chiaroveggente avrebbe potuto
presagire che, a distanza di pochi decenni, parte del tempo infinitesimale rispetto
ai lunghi millenni della precedente storia dell?umanità, ci sarebbe stata una cosi
radicale e rapida evoluzione di tutti i settori della vita sociale.
Premetto questo per far
capire, soprattutto ai più giovani che essere bambino ora è relativamente diverso
dall'esserlo stato allora.
Non ricordo bene se fu
in seconda o in terza elementare quando il maestro, dopo averlo concordato con i
colleghi, ci disse: "Domani andiamo a fare una gita scolastica agli Scavi."
Fu un annunzio favoloso
che suscitò, e non solo a me naturalmente, grande gioia. Sarei andato a vedere quella
località conosciuta fino ad allora solo attraverso leggende e misteri.
Tralascio la descrizione
particolareggiata delle emozionanti sensazioni vissute all'indomani nel mitico suolo.
Vi dirò soltanto che fu,
come si suol dire, una bellissima giornata di primavera.
Narra la leggenda dunque
che, in un punto di un lunghissimo cunicolo, che parte dagli scavi appunto e raggiunge
la sommità del Monte Caraceno, si nasconde una Chioccia con pulcini d'oro.
E di questo non ci sono
dubbi. Scusatemi, forse sono un ingenuo, ma tuttora non riesco a non crederci.
Ve l'ho detto: sono nato
e cresciuto nei tempi di quando l'Antico era ancora Sacro.
Quel che ancora resta un
mistero, è il numero dei pulcini: chi diceva fossero addirittura 30; altri invece
limitavano il numero a non più di 16. E a proposito di misteri si raccontava ancora
che, ogni qualvolta si accingevano a scavare, forse anche alla ricerca di quel Tesoro
nascosto, accadeva il finimondo con violenti temporali accompagnati da tuoni, fulmini
e forti grandinate.
I morti si ribellavano
perché non volevano essere disturbati - dicevano.
Ma qualche decennio dopo,
ahime! senza 1'avvento di nessun turbamento atmosferico, incominciammo i primi scavi
sistematici e dissacrarono cosi anche parte di me.
Per fortuna però, nessuno
sapeva o credeva alla leggenda del Tesoro e la Chioccia con i pulcini d'oro vivrà
ben nascosta per sempre.....in me.
Giuseppe Cirulli
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